Il "Segreto di Stato"

E' possibile tenere nascosto a lungo all'opinione pubblica un terremoto che ha forse superato il IX grado della scala Mercalli, che "fortunatamente" ha provocato solo 17 morti, centinaia di feriti, 14.000 senzatetto e danni quantificati tra i 4.000 e i 5.000 miliardi di lire? In teoria non sarebbe possibile: invece tutto ciò è avvenuto e, per di più, a distanza di dieci mesi dal tragico evento, mentre i 14.000 senzatetto della provincia di Siracusa attendevano l' intervento dello Stato per la ricostruzione un senatore della Repubblica Italiana (l'On. Forte) dichiarava, forse in buona fede, che si trattava di un «terremoto inventato». Per quale motivo un terremoto di tale portata non ha fatto notizia?

Quali sono i motivi per cui sul sisma che il 13 dicembre 1990 ha devastato Augusta, Melilli, Carlentini ed altri centri della Sicilia orientale è stato imposto il «segreto di Stato»? Sono questi i quesiti a cui si vuol dare una risposta con la pubblicazione di questo dossier. Questo lavoro raccoglie in "ordine logico" solo alcuni di quei numerosi scritti, volantini, articoli di giornali apparsi in tempi diversi che hanno denunziato le gravi situazioni di rischio a cui sono esposti e con cui convivono i cittadini di Augusta e dei comuni limitrofi. Non si ha la pretesa di presentare un trattato scientifico o di scrivere un libro vero e proprio sul terremoto; con questa pubblicazione si vogliono, invece, esprimere le preoccupazioni dei cittadini di Augusta per la consapevolezza di vivere in una zona che in fatto di rischi non è seconda a nessuno né in Italia né in Europa né nel mondo. E' stata proprio la paura che il terremoto del 13 dicembre e la successiva «replica» potessero provocare una catastrofe con decine di migliaia di morti che ha spinto le Autorità competenti a far sì che di questo terremoto se ne parlasse poco o non se ne parlasse affatto.
E mentre gli scienziati si prefiggono l'obiettivo di prevedere i terremoti per dare l' allarme e salvare migliaia di vite umane ad Augusta e nelle zone colpite dal sisma del 13 dicembre 1990 nulla di tutto ciò è stato attuato; anzi alla gente che, fuori di casa,il 14 ed il 15 dicembre attendeva la «replica» le Autorità preposte dissero che «il pericolo era cessato»e che potevano rientrare tranquilli nelle loro case. Ed in risposta alle rassicuranti dichiarazioni diffuse dagli altoparlanti delle auto della polizia e dei vigili urbani il 16 dicembre la terra ha tremato ancora ricordando che, di fronte al terremoto, non si può e non si deve mai abbassare la guardia, anzi ...
Ma Augusta non convive solo con il rischio sismico: il rischio chimico-industriale, il rischio ambientale ed il rischio militare fanno del suo territorio e di quello circostante un' area a più rischi che richiede una seria attenzione da parte dei cittadini e delle Istituzioni centrali e periferiche dello Stato per evitare un sicuro appuntamento con la catastrofe che il 13 dicembre 1990 è stata solo sfiorata.

Ad Augusta c' è stato il terremoto, ma fuori di Augusta non si è saputo.
Un'attenta campagna di disinformazione, di silenzio e di non-verità ha coperto il dramma di una Città rimasta sola, con cinquemila senzatetto, con metà delle chiese e delle scuole inagibili, che debbono sopperire con turni alle esigenze di fedeli e studenti.
Non sono stati risparmiati neanche altri edifici pubblici; la circolazione è impazzita.
Sola Augusta lo è stata da sempre, ma in questo caso occorre dire che a qualcuno, amministratori compresi, questa solitudine ha giovato: pur essendoci una base operativa della Marina Militare forte di almeno duemila effettivi, i primi mezzi dell' esercito sono spuntati solo dopo una settimana, mentre altrove, in altre occasioni, dopo 48 ore i mezzi dell'esercito erano già operanti.
Vi siete mai chiesti perché 12.000 senzatetto non fanno notizia? Perché 12 morti son "pochi"?
Perché l' epicentro è stato artificiosamente spostato 55 Km più a sud?
Perché stampa e Tv sono andate a Carlentini?
Perché del terremoto di Augusta nessuno sa niente?
E' ovvio: perché di fronte all' opinione pubblica Augusta non deve esistere, oppure tutto deve apparire normale, anche se ad Augusta si sta consumando una tragedia per "interessi di Stato".
Il porto di Augusta con le sue 4.100 navi che vi transitano ogni anno, con i 36.000.000 di tonnellate di merci varie che vi transitano, con i suoi 1.200 miliardi l' anno di diritti doganali che fa entrare gratis nelle casse dell' erario, rappresenta un polo economico non indifferente.
Ma c'è dell'altro: attorno al porto di Augusta sono state concentrate le industrie chimiche e petrolchimiche più inquinanti, quelle industrie che forniscono materiali di consumo per l' intera Italia, l' Europa e il Nord-Africa e che fruttano allo Stato altri 20.000 miliardi l'anno.
Una Città che deve apparire normale anche di fronte alla più evidente emergenza.
Una città che non deve fare notizia, ma che deve rendere allo Stato in termini di denaro e di merci, anche se questi sono macchiati di sangue e di sudore.
Ad Augusta il polo petrolchimico ha portato il benessere, ma il benessere ha portato l'inquinamento e l' inquinamento ha portato la morte all' ecosistema, e i danni alla salute di chi vive dentro o a ridosso delle fabbriche.
Per questo benessere ad Augusta il cancro uccide un abitante su tre;
per questo benessere i pesci del mare di Augusta sono morti a migliaia di tonnellate;
per questo benessere i bambini di Augusta nascono malati;
per questo benessere la gente di Augusta è da decenni alle prese con malattie allergiche dell' apparato respiratorio e della pelle.
Per questo benessere il lavoro ad Augusta, paradosalmente non serve per vivere, ma per morire.
Per questo il terremoto ha avuto epicentro prima a Noto e poi a Carlentini, per questi motivi nessuna Autorità politica nazionale si è fatta vedere ad Augusta e dintorni dopo il terremoto, ad eccezione del Ministro per la Protezione civile Lattanzio il quale, a Siracusa, ha dichiarato che «quando hanno saputo del terremoto in questa zona hanno temuto il peggio».
Poi ci ha pensato la "guerra del Golfo" a stendere un' altra cortina di silenzio su una tragedia, per quest' altra volta, solo sfiorata.
E così ancora una volta Augusta è stata lasciata sola, in mano ad una amministrazione inesistente, dove i pseudo amministratori, impegnati nel protagonismo personale, nel dopo-terremoto, lasceranno la loro impronta negativa anche in questo dramma.
Per loro, pur nella tragedia, una coperta in più, un dolce, un pacco dono, una stufa, un giocattolo, rappresentano sempre una merce di scambio per un voto alle prossime elezioni.
E subito dall' alto si sono premurati di parlare di soldi, di ricostruzione: una ricostruzione da realizzare in tempi brevissimi: un discorso sulla ricostruzione che appare troppo rapida e sospetta.

 

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